Lo Specchio

8. By My Side


Fa un caldo terribile.

Seguo la goccia di sudore che cammina lenta sulla fronte, batte di gran lunga la velocità dei miei pensieri, paralizzati qualche centimetro più indietro e come una lacrima cade dal mio occhio sinistro. Sento il sale quando arriva alla bocca, per poi abbandonare il mio corpo dal mento e impolverarsi a terra proprio sotto al mio prossimo passo.
Forse è l'ultima, non credo di avere più risorse di acqua in corpo, meno ancora nella bottiglia che stringo in mano come uno straccio di speranza di trovare qualcosa con cui riempirla. So che non ho motivo di portare con me anche questo peso inutile, ma non la mollo.
Più mi guardo intorno più il paesaggio traballa sfiorando terra, i cespugli secchi si mescolano alle piante, alle dune, in un perfido gioco liquido, proprio qui, che di liquido non resta più niente.
Mi immagino un ballo.
Lento.
Una danza che prevede un solo vincitore e niente mi fa pensare che possa essere io. Il sole mi acceca, cammino inesorabilmente seguendo l'unica sagoma che si muove di fronte a me. Non mi ha certo chiesto di farlo eppure so che si aspetta che io lo faccia.

La ragione viaggia su linee tese, luoghi sicuri, ma non sempre l'istinto ci dà possibilità di scelta. Per questo sono qui. Per questo non ho più forze, ma proseguo. Per questo so che devo raggiungere quella sagoma magnetica.

Chi è?
Cosa vuole da me?
Perché non si gira a chiedere se ho bisogno di qualcosa?
Perché lo sento così vicino, ma non riesco a raggiungerlo?

Non ho risposte e tutto sommato non importa.

So che farà ancora più caldo, meglio viaggiare leggeri.


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