Lo Specchio
9. Proxima Centauri
E poi eccomi qui, alla fine di tutto.
Sì, beh, il tutto di turno.
Ogni volta assume le sembianze di un mostro che si porta via le cose belle, si nutre di attenzioni e ti tiene occupato ad escogitare un modo per liberartene senza doverne fare a meno.
Un gigante invincibile e insormontabile.
Insopportabile.
Almeno fino al successivo, al cospetto del quale ti rendi conto di aver affrontato prima soltanto moscerini. Fanno tenerezza adesso, vero?
Mi ha sempre affascinato e insieme spaventato la violenza del baratro tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo; quando pensi di esserti fatto un’idea delle dimensioni ti rendi conto di non aver abbastanza sinapsi per assimilare il concetto di vuoto che si propaga davanti a te.
Ma sto divagando.
Il mostro, dicevamo.
Che poi non sarebbe nemmeno così pericoloso, basterebbe lasciarlo in pace, ignorarlo.
Tutto qui, sembra così facile.
Invece ci prendiamo la briga di accudirlo senza accettare le conseguenze: morsi ricevuti per dargli da mangiare e graffi subiti nei nostri deboli e poco convinti tentativi di fuga.
Ognuno di noi ne ha uno personale:
"Non ho studiato un cazzo, cosa racconto domani all’esame?"
"Come farò a pagare l’affitto?"
"Perché mi ha lasciato?"
"Perché i miei figli non possono giocare con una palla senza rischiare di saltare in aria per aver disturbato il sonno di una tranquilla mina antiuomo?"
Pensate che in questo momento, in un non meglio specificato sistema solare della galassia accanto, un essere più o meno simile ad un tubero sta passando il tempo leggendo un libricino che parla di ominidi su un pianeta azzurro pallido, inconsolabili per il costo dei sacchetti delle verdure salito a livelli inaccettabili.
Oppure, a poco più di quattro anni luce dal lungomare di Rimini, qualcuno si sta chiedendo se anche qui la gente (sì, mi piace credere che ci sia "la gente" pure su Proxima b) combatte quotidianamente i propri mostri.
Di sicuro combatte il freddo.
Stasera, su questo scoglio qui alla fine di tutto, c’è un leggero vento ed è più fastidioso di quello che avevo pensato quando, sulla soglia di casa, avevo deciso che questa felpa mi sarebbe bastata.
L'orizzonte neanche si vede, immerso nel buio del mare è una cosa sola con il cielo stellato.
Toh, di nuovo a parlare di stelle.
La verità è che guardarle mi fa sentire insignificante e non avete idea del sollievo che regala tale consapevolezza.
Tanto piccolo io, altrettanto piccoli i miei problemi. Sono lì che scalpitano, esigono attenzioni e impettiti pretendono che li faccia sentire importanti.
Eppure sotto lo scintillio della volta celeste sono niente pure loro, per un po' rinunciano a strattonarmi e se ne stanno buoni in un angolo. Tranquilli, non li lascio qui in spiaggia e ad ogni modo non credo accetterebbero l'idea di farsi abbandonare.
- Guardi mai le stelle?
Mi risponde dopo qualche secondo.
- A volte.
Quasi dimenticavo ci fosse anche lei.
- Ogni volta finisco automaticamente…
- ...sulla Cintura di Orione, sì, lo so.
- È che in quella zona c’è…
- Betelgeuse.
Devo dirlo sempre quando contemplo quella costellazione, ogni volta come fosse la prima e ogni volta sento il bisogno di condividere tanta meraviglia.
Gli amici, e manco tutti comunque, hanno il superpotere di sopportare certe piccole manie, di apprezzarle in qualche modo.
O di mandarti a quel paese se esageri.
Per fortuna.
Non è così scontato avere qualcuno con cui condividere complicatissime tesi sulla fisica quantistica senza capirci fondamentalmente un cazzo oppure perdere ore intere su uno stupido gioco di parole. Insomma, in quanti sono stati in grado di sintetizzare una formula in grado di spiegare i complessi meccanismi che stanno alla base dei rapporti umani?
x/y=boh
La cosa bella è che funziona. Sempre.
In fondo è un modo come un altro per affrontare il mostro di turno.
Ve lo ricordate, sì? È ancora lì, eh.
- Stavolta non credo di superarla.
- Lo dicevi anche la volta scorsa.
- Sì, ma era un’altra situazione, ‘sti giorni sento proprio mancare il terreno sotto ai piedi.
Attenzione perché adesso dice una cosa che mi fa incazzare tantissimo.
- Devi lasciare andare.
Ecco, ci avrei scommesso.
- Ti aspettavo al varco, la fai facile tu.
Ma ha ragione.
Dio, se ha ragione.
Lo sai benissimo che è l’unico modo per vincere, di sicuro è la cartina tornasole della guarigione. Resti per paura, aggrappato a tutte le piccole bugie che ti racconti, ma il vero atto di coraggio è partire. Soffri per quell’ancora che ti trattiene sul fondo quando la verità è che sei tu a stringere la catena.
Metafore… Bah!
Le odio e le amo, ti illudono che sia tutto più semplice, ma servono solo a darti quei pochi secondi di sollievo, una boccata d’ossigeno prima di tornare in apnea.
Sorrido.
- Cos'hai da ridere?
- Niente, pensavo a quanto sia buffo il fatto che stia cercando un po' di ossigeno nello spazio.
- Ma di che diavolo parli?
- Ehi, un momento! Proxima è in pratica la seconda stella a destra. Esiste veramente!
- Tu non stai bene.
In realtà ora sto meglio.
Avete presente quando vi dicono "un giorno riderai di tutto questo"? È la verità, un giorno il tutto di turno vi sembrerà un’inezia e ci riderete sopra.
Poi, vabbè, omettono di dirvi che piangerete per qualcos’altro... dettagli.
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